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Alcoa, gli operai bloccano l'aeroporto di Cagliari

Circa 300 lavorati sono entrati nello scalo, impedendone l'arttività. Tafferugli con la polizia poi la svolta. E'stato anticipato al 2 febbraio l'incontro con la multinazionale che vuole fermare gli impianti

Quattro ore tra le piste dell'aeroporto di Cagliari. Quattro ore per difendere il posto di lavoro. Un gesto estremo per dare visibilità alla protesta. Si è conclusa alle 14 l'occupazione dello scalo di Elmas da parte dei lavoratori dell'Alcoa di Portovesme, che manifestano contro la decisione dell'azienda di fermare gli impianti per sei mesi. Poi si muove anche il governo con una lettera al presidente dell'Alcoa.

Stamattina oltre 300 operai sono partiti all'alba dal Sulcis e dopo aver percorso la statale 130 sono giunti nell'aeroporto del capoluogo e l'hanno bloccato. Con bandiere e striscioni sono arrivati sul piazzale di manovra dei velivoli impedendo, di fatto, tutta l'attività di volo. La tensione è salita rapidamente ed è sfociata in alcuni tafferugli scoppiati con polizia e carabinieri in assetto antisommossa "La protesta è determinata dall'atteggiamento decisamente rigido che continua a mantenere l'azienda Alcoa. Oggi vi è la protesta all'aeroporto nella speranza che questa sia l'ultima giornata di mobilitazione" spiega Giovanni Matta, segretario regionale Cisl Sardegna.

Da una parte i lavoratori, dall'altra gli uomini in divisa. Nel mezzo alcuni passeggeri bloccati su un aereo che non partirà mai. Quando li fanno scendere si trovano a passare in mezzo alle bandiere degli operai. Per sbloccare la situazione scendono in campo il prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo, il questore Salvatore Mulas e e il sindaco di Elmas, Walter Piscedda. I tre tentano una mediazione per convincere i lavoratori a liberare la pista. "Mi sono offerto anch'io come mediatore - spiega Piscedda ai giornalisti - perché gli operai in pista rischiano una denuncia per interruzione di pubblico servizio". Dall'interno dell'aerostazione i lavoratori continuano la protesta, battendo i caschetti sul pavimento, davanti alle forze dell'ordine schierate subito dopo i varchi dei controlli di sicurezza.


Alla fine, dopo 4 ore, la situazione si sblocca.Gli operai lasciano l'aeroporto (che verrà riaperto poco prima delle 14) dopo la notizia che Palazzo Chigi ha anticipato l'incontro con i vertici della multinazionale americana dal 5 al 2 febbraio. "Faremo un biglietto di sola andata - assicurano gli operai - e non torneremo da Roma se non ci sarà data la garanzia che lo stabilimento continuerà la produzione di alluminio".

"La contestazione è comprensibile, siamo impegnati a garantire la continuità della produzione del gruppo, ma confidiamo non vogliano rivalersi su cittadini incolpevoli -  replica il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - Il ministro Scajola ha proposto e ottenuto un provvedimento per l'abbattimento del costo energetico che giustifica la continuazione della produzione in Italia, che però evidentemente Alcoa non vuole considerare".

Poi  Palazzo Chigi diffonde la lettera di Berlusconi a Klaus Kleinfeld. Una missiva in cui il premier invita la multinazionale a conservare l'attività produttiva negli impianti italiani, e a non assumere decisioni al riguardo prima che la Commissione europea abbia proceduto all'esame del provvedimento, atteso entro il prossimo mese di febbraio. Berlusconi ricorda a Kleinfeld come una scelta diversa da parte dell'Alcoa produrrebbe gravi crisi sociali in aree disagiate del Paese e potrebbe modificare i rapporti fra il governo italiano e la multinazionale.

Proteste anche a Fusina. I circa 400 operai dello stabilimento Alcoa di Fusina (Venezia) sono in sciopero dalle 6 di stamane. I lavoratori stanno bloccando i cancelli dello stabilimento per impedire l'entrata e l'uscita dei camion delle merci, in modo da fermare la produzione del laminatoio. Secondo il segretario della Fiom Cgil di Venezia, Giorgio Molin, l'azienda avrebbe tentato di far chiudere i cancelli, impedendo il ricambio dei lavoratori che si alternano nella protesta. Sulla strada davanti allo stabilimento gli operai hanno dato alle fiamme alcune pile di pneumatici.

 

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